MARIA CRISTINA MASELLI: ho voluto far vivere ai lettori le stesse emozioni che io ho provato durante la stesura del romanzo

Lui un condottiero coraggioso, dedito alla guerra e al combattimento; lei una nobildonna, dedita all’arte e credente nell’amore vero. Questi sono Sigismondo Malatesta e Isotta degli Atti, protagonisti del primo romanzo storico scritto da Maria Cristina Maselli, bolognese e autrice di programmi TV in onda sulla RAI, che si è resa disponibile per questa intervista.

Nel romanzo dici che l’idea di scrivere la storia di Sigismondo e Isotta ti è venuta entrando nel Tempio Malatestiano, a Rimini. Ci puoi descrivere le tue emozioni?Sono nata a Bologna, per cui la Romagna da sempre, è la mia seconda casa. Prima di scoprire la storia di Sigismondo e Isotta, ero stata più volte al Tempio Malatestiano di Rimini, ma nulla mi era rimasto dentro, se non il fatto di aver visto una chiesa originale, maestosa ed elegante. La mia sensazione è totalmente cambiata con la conoscenza, cioè quando ho avuto gli strumenti per comprendere che il Tempio custodiva intatto il testamento spirituale di uno degli uomini più importanti del Rinascimento italiano, ovvero, Sigismondo Pandolfo Malatesta. Lui è sepolto nel Tempio insieme a Isotta, in due tombe molto diverse per fasto e ricchezza. Studiando la loro storia ho compreso il perché di questo e il senso di ogni opera, e soprattutto, l’intento del Signore di Rimini di farci comprendere l’importanza della passione. Il Tempio Malatestiano è infatti, uno scrigno d’arte, d’intenti e d’amore. Un amore che ho sentito sulla pelle, musicalmente scandito dall’eterno battito del cuore di Sigismondo e Isotta. All’improvviso il Tempio si è rivelato nel suo significato: il messaggio e le passioni di Sigismondo Malatesta e il suo grande amore per Isotta, erano ancora lì, vivi più che mai. Così, nell’afa di un caldo pomeriggio estivo, in cui raggiunsi il culmine dell’esperienza, sentii forte l’esigenza di condividere tutta quella bellezza con quante più persone possibile. Rientrata a casa, iniziai subito a scrivere il romanzo.

In “Sigismondo e Isotta” qual è il personaggio in cui ti rispecchi di più? Mentre studiavo su fonti storiche le azioni e i comportamenti dei protagonisti del romanzo, deducendone temperamento e carattere, ho avvertito con alcuni di loro delle forti similitudini che mi hanno permesso un’immedesimazione quasi totale. Perché, se è vero che il romanzo è ambientato nel Quattrocento, i sentimenti e i meccanismi che muovono l’animo umano, sono gli stessi di oggi. Di Isotta mi appartiene la determinazione nel credere che il vero amore possa vincere su tutto. Di Sigismondo condivido il culto per la bellezza e l’incapacità di piegarsi all’ingiustizia e al potere. E poi, sia Sigismondo che Isotta sono due eroi romantici, due sognatori, e io vivo nei sogni quasi una vita parallela. Un personaggio che ho amato molto e a cui vorrei somigliare per la maturità e per la lucidità di analizzare la realtà, è Dorotea, una figura chiave determinante per il destino di Sigismondo e Isotta.

Ci saranno altre tue pubblicazioni in futuro? Mi auguro di sì. Sto lavorando a un altro progetto. Sono nella fase di studio. Di certo continuerò a seguire “Sigismondo e Isotta” perché meritano tutto il mio amore e la mia riconoscenza. E poi sono convinta che non si tratti di un romanzo qualunque, ma di una porta su un mondo nuovo. Moltissime persone, dopo aver letto il romanzo, hanno sentito forte il desiderio di visitare i luoghi in cui è ambientato. Città e borghi bellissimi, abbarbicati sulle colline di Romagna e Marche. Ho pensato di creare un percorso letterario, a cavallo fra presente e passato. Sono al lavoro anche su questo.

Come è stato scrivere un romanzo storico? È stata un’esperienza inaspettata, faticosa e appagante. Ho dovuto studiare moltissimo per mettere in fila la storia intricata di quel periodo, intersecandola con la vita privata dei protagonisti. Nessuno l’aveva mai fatto prima, per cui il lavoro di ricerca è stato lungo. Ho poi voluto visitare tutti i luoghi che hanno fatto da sfondo alla vita dei protagonisti. Mi sono trasformata in un investigatore principiante, andando in Vaticano alla ricerca della tomba di Roberto Malatesta, e a Santa Maria in Trastevere sulle tracce di Pandolfaccio. Sono arrivata fino a Parigi, per ammirare il ritratto di Sigismondo, realizzato da Piero della Francesca. Si trova al Louvre, insieme alla lastra di marmo che rivestiva la sepoltura del figlio Roberto. Fra ricerca e scrittura se ne sono andati cinque anni, ma non esiterei a rifare tutto ciò che ho fatto.

C’è stato un autore in particolare a cui ti sei ispirata per lo stile del romanzo? Sinceramente no, ma di certo ho colto qualcosa da tutti i libri che ho letto nel corso della mia vita. Posso dirti che considero “Rinascimento privato” della Bellonci e “Il nome della rosa” di Umberto Eco, due romanzi storici di formazione. In “Sigismondo e Isotta” ho cercato soprattutto di trasferire la mia esperienza da lettrice. Ho cercato di scrivere capitoli brevi, con un linguaggio semplice e diretto. Ho inserito brani tratti dal Liber Isottaeus e da documenti d’epoca per rafforzare la veridicità del racconto. Ce l’ho messa tutta per far vivere ai lettori le stesse emozioni che io ho provato durante la stesura del romanzo. Spero di cuore di esserci riuscita.

Ringrazio Maria Cristina Maselli per la disponibilità e per la gentilezza.

INTERVISTA IDEATA PER LIFE FACTORY MAGAZINE

Lascia un commento