MATTIA GALLUCCI: la passione per la scrittura nasce dalla musica rap

Dopo aver letto e recensito il libro fantasy “L’Unico Sole”, oggi ho l’onore di intervistare Mattia Gallucci, giovane scrittore milanese già autore di romanzi fantascientifici e ora alle prese con la sua prima saga fantasy.

Come è nata la tua passione per la scrittura? Dalla musica rap. Ho passato anni a scrivere le mie canzoni e non ho mai abbandonato quel progetto, ma ad un certo punto mi sono semplicemente chiesto cosa avrei potuto realizzare se non fossi stato costretto a seguire un tempo, un ritmo. Devo molto anche alle saghe che ho divorato durante l’adolescenza: il Ciclo dell’Eredità (Eragon) e Hyperversum.

Da dove hai preso l’ispirazione per la stesura de “L’Unico Sole”?  Fin dall’infanzia sono stato spinto a credere in Dio. Ho avuto modo di studiare la Bibbia, ma l’ho sempre trovata incoerente e ricordo molti episodi a cui non sono mai riuscito a credere. Mi schiero dalla parte della scienza e della logica, ma mi professo agnostico perché non ho mai trascurato l’ipotesi dell’esistenza di qualcosa di superiore. Forse non un Dio nel senso stretto del termine, ma una sorta di entità universale che ci lega tutti in un modo o nell’altro, proprio come accade ai personaggi del mio racconto. C’è una canzone che mi ha accompagnato in ogni fase del racconto: “Losing My Religion” dei R.E.M.

Cosa ci puoi dire sui tuoi futuri lavori?  Ho un romanzo inedito nel cassetto, il mio primo esperimento di Thriller: la storia di uno stalker legato ai profili social delle sue vittime e della giovane studentessa che si mette sulle sue tracce per ritrovare l’amica scomparsa.
Durante la quarantena ho avuto modo di lavorare su un altro romanzo, attraverso il quale sono tornato a trattare di fantascienza, raccontando di una realtà virtuale che si evolve assieme a chi la esplora.
Ho anche ripreso in mano i miei due primi romanzi, progettando una ripubblicazione dell’avventura completa: The Company e Anima.exe si uniranno sotto un unico titolo: “The Company Saga”.

Raccontaci qualcosa di te: quali sono i tuoi autori e i tuoi generi preferiti?  Per quanto riguarda il fantasy, vanno lodate subito le saghe di “Harry Potter” della Rowling e i sette libri delle “Cronache di Narnia” di Lewis. Poi anche “Queste Oscure Materie” di Pullman e la già citata collana di Hyperversum della nostrana Cecilia Randall.
Per la fantascienza, considero Asimov un maestro del genere, seguito a ruota da Bradbury e Dick. Menzione speciale per la distopia: “1984” di Orwell e “La lunga marcia”, che King pubblicò sotto il falso nome di Richard Bachman.

Per il tuo stile, ti ispiri a qualche autore in particolare? Dan Brown e Stephen King mi hanno mostrato rispettivamente come gestire la tensione e come creare dialoghi sempre più realistici, mentre l’autrice di Harry Potter mi ha mostrato quanto sia importante conoscere il finale della storia che si vuole scrivere fin dalla prima parola.

Ringrazio Mattia Gallucci per la disponibilità e la gentilezza. Ne approfitto per ringraziarvi a mia volta per lo spazio concesso a me e alle mie opere, è stato un piacere collaborare con voi.

INTERVISTA IDEATA PER LIFE FACTORY MAGAZINE

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